Il valore culturale del cibo rappresenta l’identità di un popolo e nella sua cucina si ritrovano le peculiarità del territorio. Le abitudini alimentari sono determinate dalle esperienze personali, dalla collettività e anche dalla storia. Ma non dimentichiamo che alla base c’è la necessità di bilanciare il fabbisogno energetico per garantire il benessere psico-fisico.
Il comportamento alimentare è influenzato da alcuni stimoli:
- Endonistici: legati alle sensazioni piacevoli, non create dalle caratteristiche organolettiche del cibo.
- Collegati alle esperienze: legati ad alcuni segnali esterni, (colori, immagini, foto, ecc) vengono associati all’assunzione regolare di un determinato alimento influenzandone il consumo.
- Interni gastrointestinali: sono legati alla produzione di alcuni ormoni che influenzano la sensazione di fame o sazietà.
- Nutrizionali: sono legati al fabbisogno giornaliero.
Il valore culturale del cibo
Ad esempio:
1) Grelina: ormone che ci fa percepire la sensazione di fame;
2) Leptina: ormone che inibisce la sensazione di fame tra un pasto e l’altro.
3) Colecistochinina: ormone che durante il pasto ci da la sensazione di essere “pieni”.
Spesso le nostre scelte alimentari sono influenzate dalle grandi aziende che investono in modo importante sulla pubblicità e sulla comunicazione. La maggior parte dei messaggi pubblicitari sono rivolti ai bambini, in quanto più facilmente influenzabili, spesso che le aziende pubblicizzano messaggi alimentari diseducativi.
Il modello alimentare è stato influenzato negli ultimi anni da altri fattori:
1) L’immigrazione: ha dato l’opportunità di conoscere nuove culture gastronomiche e nuove tradizioni.
2) Le condizioni economiche: la riduzione del potere di acquisto ha portato ad aumento dei consumi di prodotti a basso costo, che spesso hanno una qualità inferiore anche da un punto di vista nutrizionale.
3) Nuovi modelli di imitazione: si tende ad imitare modelli di magrezza eccessiva, con gravi effetti soprattutto sui giovani.
Nel XX° secolo abbiamo avuto una forte industrializzazione alimentare (sia per quanto riguarda l’agricoltura che gli allevamenti). Questo ha portato a una maggiore conservabilità dei cibi facilitando il trasporto e la reperibilità delle materie prime durante tutto l’anno. Di contro con la globalizzazione si erano perse le tipicità regionali. Negli ultimi anni, invece, stiamo tornando a riscoprire e valorizzarte la cucina e i prodotti del territorio.