La Cantina di Enza : il mondo alla fine del mondo, Nata Rosa
La cantina di Enza: nel mio peregrinare per le strade d’Irpinia, ho lasciato che questa immagine di un mondo alla fine del mondo, pervadesse il mio animo. Non le estreme terre evocate da Sepulveda, piuttosto una fine del mondo che riporta ad un passato rurale, come l’Italia che fu. Qui la parrocchia è ancora il centro del villaggio e il sabato è ancora il giorno prima del dì di festa.
La nostra donzelletta che vien dalla campagna in sul calar del sole, dalla sua vigna guarda la “parrocchia” di Castelfranci, sfiorando il fiume Calore – contrada Torre a Montemarano – là dove il silenzio diventa poesia da declamare con gesti rugosi, con la forza delle idee e lavorando la terra, per un sogno chiamato: Nata Rosa.
La cantina di Enza: sulla riva del calore
Nel solco del fiume Calore – dove il fiume piega a nord/ovest per dirigersi verso il Sannio – sul limite che da Montemarano porta a Castelfranci, tra due dei cru piu noti del Taurasi, nasce la Cantina di Enza.
Pur essendo la parte più alta dell’areale Taurasi, il luogo della Cantina di Enza è un’enclave che scava un solco tra due mondi da sempre contrapposti: l’eleganza di Castelfranci e la potenza di Montemarano. Le vigne sono a circa 300 metri s.l.m. radicate su suoli alluvionali di natura eterogenea, composti da sabbie e ghiaie tenuti insieme da una copertura eluviale argilloso palustre. Non poca è la componente detritica cementata a materiali residuali di natura piroclastica, figli delle effusioni vesuviane.
I profili sensoriali della valle del calore
Solitamente l’Aglianico, specie nella versione Taurasi, in questo zona si esprime con un teso equilibrio tra finezza e potenza, pur conservando struttura e tannicità, senza esondare in eccessi estrattivi.
Potenza ed eleganza
La carta d’identità sensoriale di “Nata Rosa” è la perfetta fusione di Montemarano e Castelfranci, da un lato una potenza glicerica data da un leggero residuo zuccherino e da un tenore alcolico che vira ai 15%; dall’altro la sensualità di un delicato petillant e di una vena balsamica che rinfresca il sorso.
L’abito è di un rosa dai toni scuri, reso immune alla rifrazione della luce dall’assenza di una filtrazione più che da un eccesso di estrazione.
Nuance Irpine
Passeggiando nei boschi di conifere di Nata Rosa, ci lasciamo inebriare da nuance verdi e balsamiche, che si mescolano a toni di piccole bacche di rovo, in caramelle all’eucalipto.
Un grazioso petillant
L’ingresso stuzzicante di acidità lubrificante e petillant aggraziato, si spinge su un centro bocca dalla vena glicerica che attraversa la lingua fino alla finale percezione alcolica che scalda potente avvolgendo la delicatezza del sorso.
Piatto in abbinamento: Spaghetti pesto di pistacchio e gambero rosso